come sopravvivere a 31 anni di partita iva

Come sopravvivere a 31 anni di Partita Iva? Si può fare!

Interviste / Social Media Marketing

28 Gennaio

Come sopravvivere a 31 anni di Partita Iva? Ho avuto l’opportunità di raccontarlo, insieme ad altre nove colleghe, al S❢Peach, lo speedy pitch by socialgnock, evento organizzato dalla community Socialgnock di cui Federica ed io facciamo parte da anni.

 

speedy pitch di socialgnock - Iolanda Saia: come sopravvivere a 31 anni di partita iva.jpg

speedy pitch di socialgnock – Iolanda Saia: come sopravvivere a 31 anni di partita iva.jpg

Socialgnock è una community su Facebook di oltre 12mila donne impegnate nel digital marketing. Nel gruppo si parla di lavoro, ma non solo. Si chiedono consigli, si cercano risposte, conforto, confronti. Tutto con la massima easytudine!

Per poter partecipare all’evento come relatrice ho inviato l’argomento di cui avrei voluto parlare pensando poi che forse sentir parlare di sopravvivenza di partita Iva per oltre tre decenni avrebbe scatenato sbadigli e noia. E invece…

Prima di Natale è arrivata una bella mail in cui le amministratrici del Gruppo mi dicevano che ero stata selezionata per partecipare all’evento e che dire… Dai! Parlare di fronte ad una bella platea di oltre 100 donne impegnate nel digital marketing della mia esperienza mi ha messo subito l’adrenalina addosso! Ed ecco di cosa ho parlato quella sera.

1. Fare chiarezza (e pretenderla)

Occorre avere idee e chiare ben precise su:
– quello che si è;
– quello che si dice di saper fare;
– quello che si fa veramente!
Tutto deve coincidere! Quando qualcosa non torna, cioè quando si comincia ad avere il sospetto che la percezione che gli altri hanno di voi e di quello che fate risulta distorta e poco chiara è obbligatorio fermarsi, riordinare i tasselli e riprendere le fila!

2. Non mentire

Su questo punto ci ho lavorato parecchio e continuo a farlo, soprattutto quando una volta uscita dai camerini di Zara o di H&M, dove gli specchi… vero che allungano la figura? E una volta a casa… insomma… quel pantalone invece di slanciare fa l’effetto del sacchettone di patate…
Pertanto: quando state percorrendo una strada non vostra, dove gli specchi allungano e distorcono, dove altri decidono totalmente per voi e dove vi state perdendo è arrivata l’ora di fermarsi. E di dire la verità. Prima di tutto a voi stesse.

3. Volere è potere? Non sempre!

Ho avuto due figli in 18 mesi e pensavo di poter continuare a fare il solito miliardo di cose pretendendo di farle come le avevo fatte sino ad allora…boom! Sono esplosa.
Io volevo, ma evidentemente, per come ero messa io, non potevo e mi sono uccisa con le mie mani. Ma mi sono salvata 😉
Pertanto: no alle aspettative di una vita che funziona precisa con un programma (che poi non lo è) così devastante. Farsi aiutare, chiedere aiuto, accettare aiuto (e… non stirare ;))

4. Organizzarsi

Organizzo il mio tempo, quasi sempre con Google Calendar, e lo sapete ;)! E anche qua non mento sui tempi che assegno alle cose che devo fare.
Fisso gli appuntamenti ricorrenti:
– 3 giorni di consulenza fissi ogni settimana in casa editrice;
– la call settimanale con la collega Federica Colombo per aggiornamenti e stati di avanzamento lavoro per i progetti di comunicazione e formazione con un bel documento in Google Drive condiviso con lei così ottimizziamo la chiacchierata;
– la scrittura di mail, documenti progettuali, preventivi prendendo spunto da testi già preparati e adattati ogni volta (così ci si mette meno tempo).
E scrivo tutto, conservo tutto (anche solo facendo copia e incolla) quello che potrebbe servirmi: link a siti, appunti, cose utili, ecc e quando mi dicono che scrivo in tempi brevissimi … il trucco è questo 😉

Mi concedo il lusso dello sgarro da Calendar quando so che posso permetterlo.

5. Gestire il denaro

Valentina d’Amico, co-founder e admin di Socialgnock, mi aveva chiesto come gestire il denaro, soprattutto quando arrivano i momenti di magra.
Ed ecco quello che faccio da sempre, da più di trent’anni a questa parte. Una delle prima cose che faccio i primissimi giorni dell’anno è aprire il file ‘spese’ dell’anno terminato (sempre su Google Drive), farne una copia, rinominarlo e passare ogni singola spesa, aggiornarla (spesso), toglierla (meno spesso) e aggiungerne di nuove.
Dopo tutto questa verifica arrivo alla cifra finale relativa a tutte le spese fisse per mantenere in vita la mia partita IVA durante l’anno. E da lì passare a calcolare la cifra del fatturato necessario per coprire le spese, e non solo.

E voi lo sapete quanto vi costa la vostra partita Iva? Ecco, da oggi occorre che “sapevatelo”!

E per sopravvivere ai momenti di magra?

Una volta fatti tutti i conti tra entrate e uscite:
– prendete un’ascia;
– procuratevi della buona legna;
– costruite una zattera di salvataggio, almeno una (se poi sono anche due o tre meglio ancora), che possono essere polizze assicurative, accantonamenti e per chi è più sgamata su queste cose valutare investimenti.
E quando arrivano i periodi veramente bui, ma si è in salute e ciò che ci vive intorno tutto sommato non se la sta passando male ricordarsi di ringraziare la vita e dirsi “Sono fortunata” (e anche dirsi un, “vabbè dai, per i jeans nuovi aspetto i saldi” oppure “quest’anno si scoprono i dintorni del Lago Maggiore, che son bellissimi, e a Parigi ci andrò un’altra volta” ;))

6. Studiare, imparare. Sempre.

Passando dalla carta stampata circa 10 anni fa alle cose che faccio ora insieme a Federica ne ho dovute imparare tantissime di cose e ne imparo sempre di nuove. Gli spunti? Il web, i libri, la curiosità, la quotidianità, la straordinarietà, le cose già imparate e poi riprese (per scoprire che alcune cose non esistono nemmeno più!), Federica, i colleghi, i luoghi, le persone, le mie corsette/camminate, i figli, me stessa. E socialgnock 😉

7. Guardare avanti, ma anche per aria e non dare nulla per scontato

Insomma: cambiare prospettiva, punti di vista. Vi siete mai voltate a guardare indietro dopo aver percorso un bel pezzo di strada? Non è straordinario?

8. Ricordatevi che esistono gli altri

I clienti, gli amici, i figli, i genitori. Tutti insomma. Sono da gestire, da ascoltare, da soddisfare e spesso sono impegnativi, molto impegnativi.

Allora prendiamoci la briga di metterci al loro posto, indossando i loro abiti, pensando con la loro testa e mettendoci ad ascoltare le nostre parole. Non è facile però anche solo sentire l’effetto che fa un vaffanculo alle volte fa la differenza, ma anche un “come stai” o un “e questo logo orrendo? Lo rifacciamo oppure no?”. Da dove stanno seduti loro è tutto diverso. Bisogna accettare i punti di vista e le impressioni degli altri e farli anche un po’ nostri.

9. Trasformare l’ordinario in straordinario, la banalità in bellezza, sempre con professionalità

Questo è il pensiero mio e della collega Federica Colombo con cui collaboro in #FC1492 da tempo. Ci occupiamo di comunicazione e di formazione e per trasformare l’ordinario in straordinario e la banalità in bellezza non basta saper stare sui social o saper usare un pc…
Il nostro è un lavoro bellissimo, sfiancante, bisognoso di pazienza e di continue iniezioni di carburante e di novità, di teste libere, di idee danzanti e di momenti difficili da gestire, di continue ricerche di soluzioni per la narrazione di professionisti e di piccole medie imprese. Non è facile, non lo sarà mai, ma le sfide non ci spaventano!

10. Applicare la regola del dipende

Ricordarsi che non esiste nulla di assoluto. Che siamo tutti diversi, che viviamo situazioni diverse. Io sono io e quello che accade a me non accade agli altri e nemmeno viceversa. Quello che serve e che ha funzionato con me non è una soluzione valida e vincente per tutti.

11. Contare sino a dieci

Prima di rispondere a una mail, a un messaggio magari inviato da un cliente a orari improbabili e se una telefonata vi sta facendo girare le scatole dire con sincerità che avete bisogno di un attimo per rispondere a modo. Rispondere di pancia spesso non fa bene. Meglio sbollire, fare chiarezza e raccogliere poche idee, ma super chiare, ed esporle ad arte.

Ho concluso il mio intervento di 8 minuti rispondendo ad una collega che mi aveva scritto: “Io sono partita Iva da 2 anni. Sono ancora a scavalcare scogli per arrivare al mare.
Sentire chi è “arrivata” è bello… ma… ho necessità di sapere se anche chi è arrivata una o più volte si è chiesta se fosse sulla strada giusta, se ha lavorato con entusiasmo e sostegno… ed ancora non ha saldato tutti i debiti, se ha pensato di mollare perché le avversità erano troppe… insomma: per chi è sul crinale in salita servirebbe qualcuna che dica: anche io ho messo piede su quel masso e mi sentivo sul punto di cedere…”

Per risponderle ho rubato alcune righe tratte da “Le Città Invisibili” di Italo Calvino che ho sentito recitare a teatro e che mi porto dentro.

“L’inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n’è uno, è quello che è già qui, l’inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne.
Il primo riesce facile a molti: accettare l’inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più.
Il secondo è rischioso ed esige attenzione e apprendimento continui: cercare e saper riconoscere chi e cosa, in mezzo all’inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio.”

 

 

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Posted by Iolanda Saia

Lavora come freelance dal 1987 nel mondo della comunicazione tra Novara e il Lago Maggiore. Spera in un mondo pacifico in cui discutere tutto in armonia e senza arrabbiature e un futuro fatto di viaggi in luoghi sperduti e lontani dal caos.

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