
Social Network morti: quanti sono? Perché hanno fallito?
Social Media Marketing
I social network morti in due decenni sono circa una cinquantina. Alcuni sono durati poco tempo, altri hanno avuto una vita lunga (e interessante), altri ancora hanno avuto successo solo in alcuni Paesi.
Sapete quanti social network esistono attualmente? Oltre 400. Tanti? Pochi? Quanti ne usiamo? Quanti ne conosciamo?
Se pensiamo che nel Mondo la popolazione ha superato i 7 miliardi e che oltre 3 miliardi (dati We Are Social) di persone utilizzano i social network quotidianamente possiamo tranquillamente dire che i numeri sono alti. Sono tanti e diversi i motivi per cui si usano e per questo esistono tanti social diversi. Se dovessimo però eleggere il motivo cardine, sicuramente sarebbe: stabilire contatti con persone che vivono in ogni parte del mondo.
I social network sono diventati in brevissimo tempo “piazze” virtuali in cui esprimere e condividere opinioni, diffondere notizie, documentare eventi, postare immagini. Allo stesso tempo queste “piazze” sono diventati luoghi di ricerca di informazioni e contenuti. Pertanto possiamo considerare i social network mondi virtuali per la condivisione e la ricerca di contenuti e di esperienze.
I mondi, reali o virtuali, hanno comunque sempre avuto bisogno per vivere e sopravvivere di ambienti adatti e di strumenti per permettere a chi ci vive di trascorrere il tempo al meglio. Nel corso del tempo i punti di forza che garantivano la sopravvivenza dei social network si sono talmente indeboliti da generare la mancanza di interesse da parte dei fan, l’inevitabile abbandono di quelle “piazze” e la definitiva chiusura.
I punti di forza dei social network: come sopravvivere ai cambiamenti… e perché un social muore?
I social network sono nati principalmente per mettere in contatto le persone con interessi comuni tra di loro. La loro esistenza però è legata anche ad aspetti tecnici come ad esempio:
– il software e gli aggiornamenti;
– la user experience (usabilità dell’app) e la grafica;
– quanto è veloce l’applicazione;
– la distribuzione nel mondo, pensiamo ad esempio alla Cina e ai social blindati;
– come guadagna l’applicazione, se con abbonamenti, pubblicità, … ;
– la strategia di marketing scelta per trovare nuovi utenti (e il conseguente target);
– come mantenere interessati ed attivi gli utenti acquisiti;
– ed infine, ma non per importanza, la presenza di vip ed influencer sulla piattaforma.
La loro resistenza è dovuta a specifici aspetti/punti di forza che li hanno resi nel tempo sempre più forti e interessanti.
Pensiamo a Instagram, il social delle immagini per eccellenza, che consente di compiere alcune azioni solo da smartphone. Se teniamo conto che i social vengono consultati dalla stragrande maggioranza da utilizzatori di smartphone, questa scelta non è un problema. Inoltre, ultimamente, Instagram aggiunge nuove funzionalità costantemente mantenendo vivo l’interesse. Pensate che gli utenti attivi su Instagram sono arrivati al miliardo a giugno 2018.
Oppure Facebook che con i continui aggiornamenti (almeno uno a settimana) fornisce sempre più funzionalità e opportunità per chi gestisce Pagine Business. Pensate che solo un anno fa non si potevano creare Gruppi creati direttamente dalla Pagine, non esistevano le chat delle Pagine Business e nemmeno gli annunci di lavoro. Rispetto ad Instagram, troviamo un target ampio e dunque più possibilità di business.
Questo significa che per far rimanere sui social gli utenti bisogna dare loro quello che stanno cercando: risposte, la possibilità di discutere argomenti e interessi comuni e la possibilità di parlare del proprio business e di conoscere colleghi e competitor.
Social Network morti: ecco alcuni esempi!
Su Wikipedia esiste una lista di social network morti. Ne abbiamo scovati alcuni molto interessanti e curiosi che, nonostante le ottime premesse, non sono stati in grado di sopravvivere nel mondo dei social. Scopriamone qualcuno insieme!
43Things
L’idea di base di 43Things era quella di dare la possibilità agli utenti iscritti di pubblicare una lista di 43 obiettivi da raggiungere, di vedere le liste pubblicate dagli altri utenti e di incoraggiarsi a vicenda per il loro raggiungimento. Nonostante le criticità del social – il suo RSS non era facile da utilizzare e pertanto l’accesso agli aggiornamenti di contenuti online in un formato standardizzato leggibile dal computer era abbastanza complicato – vinse nel 2005 il Webby Award per il miglior sito di social networking. Il social chiuse definitivamente i battenti nel 2015, ben 10 anni dopo la sua messa online.
Advogato
Questo social network nasce nel lontano 1999 come risorsa per gli sviluppatori di software libero in tutto il mondo. Advogato si può considerare un precursore dei blog e uno dei primi siti di social network. Creato da Ralph Levien, che venne successivamente assunto da Google per lo studio di rendering di immagini e caratteri. Attualmente Advogato è ancora accessibile, se pur in stato di quasi totale abbandono, ed è luogo dedicato alle discussioni tra programmatori (l’importanza della nicchia).
Wretch
Wretch, cioè disgraziato, è stato per diverso tempo il social aggregatore di blog più utilizzato a Taiwan. Arrivò a raggiungere circa 4 milioni di visitatori all’anno sino al 2008 e con migliaia di utenti registrati. Su Wretch era possibile caricare album di immagini e avere hosting blog gratuitamente. Disponibile in quattro lingue nel luglio 2007 venne acquisito da Yahoo, determinandone il crollo degli utenti in quanto vennero imposte regole molto rigide per l’utilizzo del social. Bloccato dalla censura dalla Repubblica Popolare Cinese nel 2007 chiuse definitivamente nel 2014.
PlanetAll
Nato nel 1996 PlanetAll venne acquistato da Amazon nel 1998 perché considerato una tra le più valide applicazioni per l’aggregazione di milioni di utenti. PlanetAll, prima di venire fagocitato dal gigante nel e-comm con il disappunto di oltre un milione e mezzo di iscritti, era popolato da più di 100.000 gruppi composti da membri di istituzioni accademiche e datori di lavoro. Il social attraverso lo scambio di informazioni tra gli iscritti, dava la possibilità di incrociare gli appuntamenti – come succede ora con Google calendar e i calendari condivisi – e di inviare notifiche. Le funzioni più importanti di Amazon vennero prese da PlanetAll, perdendo la caratteristica iniziale di aggregatore per la diffusione di notizie utili.
Surfbook
Il Surfbook è stato uno dei primi servizi di social networking creato dal programmatore olandese Joannes Jozef Everardus van der Meer. Permetteva agli utenti di condividere le loro informazioni con persone selezionate e di approvare i post usando un pulsante “Mi piace”. Vi ricorda qualcosa? Nel 2013, i titolari dei brevetti relativi a questo sito hanno intentato una causa contro Facebook per violazione. Secondo voi la causa da chi è stata vinta?
I Social Network zombie, ovvero morti viventi! Cosa sta succedendo ai social network maggiormente utilizzati?
Sicuramente i social network non vengono utilizzati allo stesso modo in ogni parte del mondo.
Se pensiamo a Snapchat che aveva fatto letteralmente impazzire tutti al suo arrivo e in America è ancora tra i social più utilizzati. Con un’interfaccia complicata e un’inizio da dimenticare, quando Snapchat è arrivato in Italia ha destato molti sospetti, ma nonostante questo la sua crescita (specialmente nei giovani) è stata immediata. L’abbandono dell’app in Italia è stato causato dall’arrivo delle stories su Instagram, una novità che rendeva più appetibile il vecchio social dove si era avuto modo di avere un audience già consolidata. E per non perdere tempo su due piattaforme praticamente identiche si è scelta quella più vincente.
Oppure se pensiamo ad Instagram che sembra sempre stia letteralmente relegando in un angolo Facebook, che però resiste anche abbastanza bene nonostante le vicissitudini degli ultimi tempi tra il nuovo algoritmo introdotto più di un anno fa e la fuga di dati personali.
O ancora Pinterest , forse ancora poco conosciuto ed utilizzato da noi italiani, ma solamente perché molto specifico (e che comunque una volta scoperto è un social utilissimo per chi cerca ispirazione creativa). Infine Twitter, la cui sede in Italia ha chiuso i battenti da tempo e che dimostra sempre più di essere il social delle news, della politica, dei messaggi brevi e dalla comunicazione veloce tra miliardi di tweet dalla vita molto breve.
Se pensiamo inoltre a Google+ che chiuderà definitivamente nell’estate 2019 si tratta di un social che ha riscontrato poco successo di pubblico per non essersi adattato alle funzionalità dei social network, ma soprattutto per aver esposto i dati di centinaia di migliaia di utenti nell’arco di alcuni anni.
I social network esisteranno per sempre? Oppure sono destinati tutti a morire?
La nostra risposta è: bella domanda! Noi sappiamo che oggi ci sono e che le potenzialità che hanno sulla diffusione di contenuti sicuramente sono maggiori rispetto a qualche decennio fa dove tutto – cose, persone, informazioni, ecc – viaggiava molto più lentamente. Sicuramente ci saranno alcuni aspetti che dovranno essere curati maggiormente rispetto al passato, quando problemi ad esempio legati alla sicurezza dei dati erano sicuramente inferiori se non quasi sconosciuti.
Noi in questi social network ci crediamo e ci lavoriamo. Voi che idea vi siete fatti? Quali social network morti vi mancano? Fatecelo sapere nei commenti!
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COMMENT (3)
Marlene
5 anni ago
E come non citare Friendfeed. Quante chiacchierate e quanti flame, anche lui destinato poi a morire. Un altro social che mi piaceva tanto era Foursquare. Quando sono stata a New York registrandomi in alcuni luoghi ho otteuto regali e sconti. In Italia invece funzionava malino. Anche per questo social il cambiamento ne ha decretato la morte. Forse un giorno canteremo la morte anche di Facebook…chissà. Avanti fino al prossimo social.
Replyeleonora giallombardo
5 anni ago
Ottimo articolo veramente, hai posto un dilemma interessante sulla “vita” di un social. Io poi che ho 37 anni, ne ho visti passare di social! Ma ci teniamo sempre aggiornati! Interessante sarebbe analizzare paese per paese quali social funzionano di più e perché (come Pinterest che in Italia ancora non è cosi forte).
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